Entriamo nel vivo del nostro scandaloso esperimento. Se Dante ha da essere realista, con tutto il naturale contorno ideologico e narrativo che abbiamo detto, ebbene, per dichiarare adesso la cosa nel modo piu provocatorio possibile, dovremo poterlo leggere come se fosse Balzac.E infatti, come sappiamo, da Marx in giù la Commedia Umana è la pietra di paragone. Facciamoci coraggio e applichiamo il metodo alla Commedia Divina. [...] Diremo soltanto, senza perdere altro tempo in questo, che il lungo furore circa la lupa e quel maledetto fiore del fiorino è il più grosso e robusto grido di orrore che si sia levato di fronte ai facili trionfi dei banchieri e dei mercanti fiorentini,ormai complici di una chiesa economicamente bene aggiornata: un grido che è paragonabile soltanto, se accettiamo un duro ma illuminante anacronismo, con gli alti clamori dei grandi scrittori europei della restaurazione ottocentesca, strepitanti di fronte alle facili vittorie del capitalismo industriale nazionale e internazionale. Tentiamo l'esame sveltissimo di due episodi che tutti conoscono a mente, e appoggiamoci [...] alla tradizione critica che ce li porge già perfettamente impacchettati: Francesca e Ulisse, quali sono apparsi, e dovevano necessariamente apparire, allo sguardo della grande critica romantico borghese. Francesca e Ulisse sono - come direbbe l'Auerbach - due "figure" [...]: la lussuria e la frode intellettuale. Ora si pensi un poco, infatti, e si veda questa Francesca lussuriosa, questo Ulisse fraudolento trasformarsi rispettivamente [...] "nella prima dona del mondo moderno" [...] e nell'eroe magnanimo della conoscenza. Chi rinunci a una simile consumata mitologia, avrà la ventura di riconoscere, una volta per tutte, in Ulisse il doppio, in negativo, di Dante medesimo: quel doppio naufragante alle rive del Paradiso Terrestre, da cui Dante, pervenuto per altra via, aspra e forte, contempla le acque di un oceano
che mai non vide navicar sue acque
omo che di tornar sia poscia esperto.
Che è, come meglio non potrebbe deisderarsi, estremo e fermo sigillo alla vicenda del "folle volo", della rovina di chi volle divenir del mondo esperto. Riconoscerà poi in Francesca, una Bovary del Duecento che sogna i baci di Lancillotto e fruisce, in tragica riduzione, degli abbracciamenti del cognato cercando di procurarsi, a colpi di anafora, l'alibi dello stilnovismo più ortodosso " Amor che a cor gentil ratto s'apprende".
E. Sanguineti, Il realismo di Dante, Sansoni, Firenze 1966
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