giovedì 31 maggio 2012

Svegliami


Io sono perso
sono confuso
tu fammi posto
allarga le braccia
dedicami la tua notte
la notte successiva
e un'altra ancora
dedicami i tuoi giorni
dedicami le tue notti
oggi domani ancora
stringimi forte
coprimi avvolgimi
di caldo fiato scaldami
di saliva rinfrescami
vorrei morire ora.

CCCP - Svegliami

Klimt, L'abbraccio

mercoledì 30 maggio 2012

Costruzione e distruzione


La vita d'una persona consiste in un insieme d'avvenimenti di cui l'ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l'insieme, non perché conti di più dei precedenti ma perché inclusi in una vita gli avvenimenti si dispongono in un ordine che non è cronologico, ma risponde a un'architettura interna.  Italo Calvino

martedì 29 maggio 2012

A tutti voi, con affetto.

Il vero Borghese, vale a dire, nel senso più generale e moderno possibile, (è) l’uomo che non fa alcun uso della facoltà di pensare e che vive o sembra vivere senza esser stato sollecitato, neppure per un giorno, dal bisogno di capire qualche cosa, l’autentico e indiscutibile Borghese è necessariamente limitato nel suo linguaggio a un numero piccolissimo di formule. Léon Bloy, Esegesi dei luoghi comuni.







domenica 27 maggio 2012

Domani si muore


Oggi è Domenica,
domani si muore,
oggi mi vesto
di seta e d'amore.

Oggi è Domenica,
pei prati con freschi piedi
saltano i fanciulli
leggeri negli scarpetti.

Cantando al mio specchio,
cantando mi pettino.
Ride nel mio occhio
il Diavolo peccatore.

Suonate, mie campane,
cacciatelo indietro!
"Suoniamo, ma tu cosa guardi
cantando nei tuoi prati?"

Guardo il sole
di morte estati,
guardo la pioggia,
le foglie, i grilli.

Guardo il mio corpo
di quando ero fanciullo,
le tristi Domeniche,
il vivere perduto.

"Oggi ti vestono
la seta e l'amore,
oggi è Domenica,
domani si muore".



venerdì 25 maggio 2012

Rasoio di Occam




 Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem.

 Non moltiplicare gli elementi più del necessario. 

 Pluralitas non est ponenda sine necessitate.

 Non considerare la pluralità se non è necessario. 

 Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora.

 È inutile fare con più ciò che si può fare con meno.

 A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire (Guglielmo di Occam)


martedì 22 maggio 2012

Scandaloso esperimento




Entriamo nel vivo del nostro scandaloso esperimento. Se Dante ha da essere realista, con tutto il naturale contorno ideologico e narrativo che abbiamo detto, ebbene, per dichiarare adesso la cosa nel modo piu provocatorio possibile, dovremo poterlo leggere come se fosse Balzac.E infatti, come sappiamo, da Marx in giù la Commedia Umana è la pietra di paragone. Facciamoci coraggio e applichiamo il metodo alla Commedia Divina. [...] Diremo soltanto, senza perdere altro tempo in questo, che il lungo furore circa la lupa e quel maledetto fiore del fiorino è il più grosso e robusto grido di orrore che si sia levato di fronte ai facili trionfi dei banchieri e dei mercanti fiorentini,ormai complici di una chiesa economicamente bene aggiornata: un grido che è paragonabile soltanto, se accettiamo un duro ma illuminante anacronismo, con gli alti clamori dei grandi scrittori europei della restaurazione ottocentesca, strepitanti di fronte alle facili vittorie del capitalismo industriale nazionale e internazionale. Tentiamo l'esame sveltissimo di due episodi che tutti conoscono a mente, e appoggiamoci [...] alla tradizione critica che ce li porge già perfettamente impacchettati: Francesca e Ulisse, quali sono apparsi, e dovevano necessariamente apparire, allo sguardo della grande critica romantico borghese. Francesca e Ulisse sono -  come direbbe l'Auerbach - due "figure" [...]: la lussuria e la frode intellettuale. Ora si pensi un poco, infatti, e si veda questa Francesca lussuriosa, questo Ulisse fraudolento trasformarsi rispettivamente [...] "nella prima dona del mondo moderno" [...] e nell'eroe magnanimo della conoscenza. Chi rinunci a una simile consumata mitologia, avrà la ventura di riconoscere, una volta per tutte, in Ulisse il doppio, in negativo, di Dante medesimo:  quel doppio naufragante alle rive del Paradiso Terrestre, da cui Dante, pervenuto per altra via, aspra e forte, contempla le acque di un oceano

che mai non vide navicar sue acque
omo che di tornar sia poscia esperto.

Che è, come meglio non potrebbe deisderarsi, estremo e fermo sigillo alla vicenda del "folle volo", della rovina di chi volle divenir  del mondo esperto. Riconoscerà poi in Francesca, una Bovary del Duecento che sogna i baci di Lancillotto e fruisce, in tragica riduzione,  degli abbracciamenti del cognato cercando di procurarsi, a colpi di anafora, l'alibi dello stilnovismo più ortodosso " Amor  che a cor gentil ratto s'apprende".

E. Sanguineti, Il realismo di Dante, Sansoni, Firenze 1966

domenica 20 maggio 2012

Don Gesualdo

 
Per vincere la guerra ho da suggerire una cura ma, diciamo, a lunghissimo termine: l'intervento dei maestri elementari. Credo che siano i maestri elementari la nostra arma segreta. Io una volta, a proposito di queste cose, dissi che la cura è una sola: libri, libri, libri!

sabato 19 maggio 2012

There was a clear vision


FRANK DRUMMER
Out of a cell into his darkened space -
The end at twenty-five!
My tongue aould not speak what stirred within me,
And the village thought me a fool.
Yet at the start there was a clear vision,
A high and urgent purpose in my soul
Which drove me on trying to memorize
The Encyclopaedia Britannica!



Fuori di una cella in questo spazio oscurato - 
la fine a venticinque anni!
La mia lingua non riusciva a pronunciare ciò che si agitava dentro di me
e il villaggio mi prese per matto.
Eppure all'inizio c'era una visione chiara,
un alto e urgente proposito nella mia anima
che mi spingeva a cercare di imparare a memoria
L'Enciclopedia Britannica!.




giovedì 17 maggio 2012

C.B.

 I cretini che non hanno visto la madonna, hanno orrore di sè, cercano altrove, nel prossimo, nelle donne - in convenevoli del quotidiano fatti preghiere - e questo porta a miriadi di altari. Passionisti della comunicativa, non portano Dio agli altri per ricavare se stessi, ma se stessi agli altri per ricavare Dio. L'umiltà è conditio prima. I nostri contemporanei sono stupidi, ma prostrarsi ai piedi dei più stupidi di essi significa pregare. Si prega così oggi. Come sempre. Frequentare i più dotati non vuol dire accostarsi all'assoluto comunque. Essere più gentile dei gentili. Essere finalmente il più cretino. Religione è una parola antica. Al momento chiamiamola educazione.


lunedì 14 maggio 2012

Buona notte! A voi tutti buona notte!



Non a tutti è dato cantare,
E non tutti possono cadere come una mela
Sui piedi degli altri.
Questa è la più grande confessione,
Che mai teppista possa rivelarvi.
Io porto a bella posta la testa spettinata,
Lume a petrolio sopra le mie spalle.
Mi piace illuminare nelle tenebre
L'autunno spoglio delle vostre anime.
E mi piace quando una sassaiola di insulti
Mi vola contro, come grandine di rutilante bufera,
Solo allora stringo più forte tra le mani
La bolla tremula dei miei capelli.
È così dolce allora ricordare
Lo stagno erboso e il suono rauco dell'ontano,
Che da qualche parte vivono per me padre e madre,
Che se ne fregano di tutti i miei versi,
E che a loro sono caro come il campo e la carne,
Come la pioggia fina che rende morbido il grano verde a primavera.
Con le loro forche verrebbero a infilzarvi
Per ogni vostro grido scagliato contro di me.
Miei poveri, poveri contadini!
Voi, di sicuro, siete diventati brutti,
E temete ancora Dio e le viscere delle paludi.
O, almeno se poteste comprendere,
Che vostro figlio in Russia
È il più grande tra i poeti!
Non vi si raggelava il cuore per lui,
Quando le gambe nude
Immergeva nelle pozzanghere autunnali?
Ora egli porta il cilindro
E calza scarpe di vernice.
Ma vive in lui ancora la bramosia
Del monello di campagna.
Ad ogni mucca sull'insegna di macelleria
Da lontano fa un inchino.
E incontrando i cocchieri in piazza,
ricorda l'odore del letame dei campi nativi,
Ed è pronto a reggere la coda d'ogni cavallo,
come fosse uno strascico nuziale.
Amo la patria!
Amo molto la patria!
Anche con la sua tristezza di salice rugginoso.
Adoro i grugni infangati dei maiali
E nel silenzio della notte, la voce limpida dei rospi.
Sono teneramente malato di ricordi infantili,
Sogno delle sere d'aprile la nebbia e l'umido.
Come per scaldarsi alle fiamme del tramonto
S'è accoccolato il nostro acero.
Ah, salendo sui suoi rami quante uova,
Dai nidi ho rubato alle cornacchie!
È lo stesso d'un tempo, con la verde cima?
È sempre forte la sua corteccia come prima?
E tu, mio amato,
Mio fedele cane pezzato?!
La vecchiaia ti ha reso rauco e cieco
Vai per il cortile trascinando la coda penzolante,
E non senti più a fiuto dove sono portone e stalla.
O come mi è cara quella birichinata,
Quando si rubava una crosta di pane alla mamma,
e a turno la mordevamo senza disgusto alcuno.
Io sono sempre lo stesso.
Con lo stesso cuore.
Simili a fiordalisi nella segale fioriscono gli occhi nel viso.
Srotolando stuoie d'oro di versi,
Vorrei dirvi qualcosa di tenero.
Buona notte!
A voi tutti buona notte!
Più non tintinna nell'erba la falce dell'aurora...
Oggi avrei una gran voglia di pisciare
Dalla mia finestra sulla luna.
Una luce blu, una luce così blu!
In così tanto blu anche morire non dispiace.
Non m'importa, se ho l'aria d'un cinico
Che si è appeso una lanterna al sedere!
Mio buon vecchio e sfinito Pegaso,
M'occorre davvero il tuo trotto morbido?
Io sono venuto come un maestro severo,
A cantare e celebrare i topi.
Come un agosto, la mia testa,
Versa vino di capelli in tempesta.
Voglio essere una gialla vela
Per il paese per cui navighiamo.



Sergej Aleksandrovič Esenin, Confessioni di un teppista




domenica 13 maggio 2012

Ghangin' of the GuardsSemper FidelisTazza da missileOra si tratta di cambiarloTal' e qual'!5 sterline!
Ritratto di signoraArte applicataBanksyMy name is Sherlock HolmesNo picture, please!Italians do it better!
Italians do it better!#2

L'immagine presenta la situazione nello spazio logico, il sussistere e non sussistere di stati di cose. Ludwig Wittgenstein

giovedì 10 maggio 2012

Pusilla res mundus est


per Seneca e Lucano, di Cordova,
che prima dello spagnolo
scrissero tutta la letteratura spagnola.

J.L. Borges, Ringraziare voglio il divino labirinto

Studiando i classici, soprattutto studiando quanto nei secoli è stato detto su di essi, si ha l'idea che il mondo sia stato da essi sviscerato. Nel Medioevo funzionava su per giù così: lo ha detto Aristotele, allora è vero. C'è anche chi porta l'esempio dell'imperatore Tiberio, che a un vetraio che aveva inventato il vetro infrangibile, invece di premiarlo, comminò la pena di morte (più precisamente lo buttò in pasto alle murene della sua villa di Capri)  perchè il vetro infrangibile avrebbe mandato per strada tutti i vetrai dell'impero. C'è chi dice che se avessimo per intero gli Elementi di Euclide, i vari Bonaventura Francesco Cavalieri, Newton, Lindemann, Gauss non avrebbero trovato spazio in alcun libro di fisica o geometria. Per non parlare dei poeti, storici letti sempre e comunque in chiave ipermoderne e sostanzialmente anacronistiche, anch'essi a loro modo definitivi nella storia dell'umanità. Ho trovato, su suggerimento di un amico, un passo di Seneca che, quasi prevedendo tutto ciò, così avvertiva i lettori delle sue Naturales Quaestiones

 Quam multa animalia hoc primum cognouimus saeculo, quam multa negotia ne hoc quidem! Multa uenientis aeui populus ignota nobis sciet; multa saeculis tunc futuris, cum memoria nostri exoleuerit, reseruantur: pusilla res mundus est, nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat. (Nat. Quae. 7.30-5)


(Quanti animali abbiamo conosciuto per la prima volta in questo secolo, e quante cose ancora ignoriamo! I popoli futuri conosceranno molte cose che noi ignoriamo: molte ancorasono riservate per i secoli ancora futuri, quando sarà svanita la nostra memoria: il mondo sarebbe piccola cosa, se in esso ogni generazione non trovasse cose su cui fare ricerca!)


P.S. Solo una volta riletto tutto mi sono reso conto che ho citato in limine tre versi di Borges che contraddicono quanto dico nel post. Ma è Borges e tanto basta.





lunedì 7 maggio 2012

Promemoria

Estratto da un libro geniale che domani comprerò al fantastico prezzo di due euro a Mezzocannone, al banchetto di Dante e Descartes


domenica 6 maggio 2012

Invisibili linee

La natura tutta è governata da una profonda armonia,
invisibili linee  collegano le piccole cose della terra,
come per esempio il potere degli uomini,
agli astri, agli infiniti mondi che ancora non conosciamo.
(dal film Giordano Bruno, 1973)


In questi giorni di nullafacenza mi trovo spesso a passare molto del mio tempo nel parco della Reggia. Il mio posto preferito non è tanto lontano, banalmente la pineta poco dopo l'ingresso. Pochissima gente ci passa, anche in silenzio, e non è raro che io vada lì con l'intenzione di fare qualcosa di costruttivo: leggere, studiare, cercare in qualche modo di concentrarmi. Il risultato però è sempre lo stesso: che io mi porti la Gazzetta dello Sport o un libro di Raimond Chandler o di J.L. Borges, quando mi siedo, dopo dieci minuti finisco per addormentarmi. Silenzio, cinguettii vari, sciabordio della fontana e io crollo, anche alle 10 del mattino dopo che mi sono levato dal letto alle 9 e mezza. Mi dite che è normale rilassarsi, ma io mi sento proprio quasi appesantito e tirato verso il basso,  riesco sì e no a spostare le gambe. Passo così ore nel nulla totale, dove non penso nemmeno, ma percepisco ciò che mi sta intorno: non c'è intorno a me nessun rumore artificiale, sono un essere vivente immerso tra esseri viventi. Fa uno strano effetto pensare che le mie funzioni vitali in atto in quel momento (screpolarsi della pelle, scorrere del sangue, sinapsi che lavorano) non siano poi tanto più differenti da quelle della crisalide che mi sta appesa sulla testa o della formica che mi cammina sulle gambe; anzi è quasi appagante trovare una dimensione nella quale essere senza dover'essere, io col mio cuore che batte senza senso appoggiato su un albero che altrettanto gratuitamente si protende verso l'alto, seduto su foglie che gratuitamente sono cadute e diventeranno altro, senza un fine, uno scopo preciso se non quello di essere. È vero che la vita senza senso è pazzia, ma anche cercare di dare  un senso totalizzante alla propria vita porta alla follia.

venerdì 4 maggio 2012

Edmond Pollard




Vorrei aver immerso le mie mani di carne
nei fiori del disco gremiti di api,
nello specchiante cuore di fuoco
della luce della vita, il sole della gioia.
A che servono petali o antere
o aureole? Illusioni, ombre
del cuore del fiore, la fiamma centrale!
Tutto è tuo, giovane viandante;
entra nella sala del banchetto con questa certezza:
non avanzare timoroso come se dubitassi
d'essere il benvenuto - è tua la festa!
E non prendere solo un poco, rifiutandone ancora
con un timido "grazie", quando hai fame.
È viva la tua anima? Allora che si nutra!
Non lasciarti alle spalle balconi da scalare;
né bianchi seni di latte su cui riposare;
né teste dorate con cui dividere il guanciale;
né coppe di vino quando il vino è dolce;
né estasi del corpo o dell'anima,
tu morirai, certo, ma morirai vivendo
in profondità di azzurro, rapito nell'amplesso,
baciando l'ape regina, la vita!

Spoon River Anthology

martedì 1 maggio 2012

L'Italia sarebbe più fredda ormai che la Groenlandia

Io credo che ognuno si ricordi avere udito da’ suoi vecchi più volte, come mi ricordo io da’ miei, che le annate sono divenute più fredde che non erano, e gl’inverni più lunghi; e che, al tempo loro, già verso il dì di pasqua si solevano lasciare i panni dell’inverno, e pigliare quelli della state; la qual mutazione oggi, secondo essi, appena nel mese di maggio, e talvolta di giugno, si può patire. E non ha molti anni, che fu cercata seriamente da alcuni fisici la causa di tale supposto raffreddamento delle stagioni, ed allegato da chi il diboscamento delle montagne, e da chi non so che altre cose, per ispiegare un fatto che non ha luogo: poiché anzi al contrario è cosa, a cagione d’esempio, notata da qualcuno per diversi passi d’autori antichi, che l’Italia ai tempi romani dovette essere più fredda che non è ora. Cosa credibilissima anche perché da altra parte è manifesto per isperienza, e per ragioni naturali, che la civiltà degli uomini venendo innanzi, rende l’aria, ne’ paesi abitati da essi, di giorno in giorno più mite: il quale effetto è stato ed è palese singolarmente in America, dove, per così dire, a memoria nostra, una civiltà matura è succeduta parte a uno stato barbaro, e parte a mera solitudine. Ma i vecchi, riuscendo il freddo all’età loro assai più molesto che in gioventù, credono avvenuto alle cose il cangiamento che provano nello stato proprio, ed immaginano che il calore che va scemando in loro, scemi nell’aria o nella terra. La quale immaginazione è così fondata, che quel medesimo appunto che affermano i nostri vecchi a noi, affermavano i vecchi, per non dir più, già un secolo e mezzo addietro, ai contemporanei del Magalotti, il quale nelle Lettere familiari scriveva: "egli è pur certo che l’ordine antico delle stagioni par che vada pervertendosi. Qui in Italia è voce e querela comune, che i mezzi tempi non vi son più; e in questo smarrimento di confini, non vi è dubbio che il freddo acquista terreno. Io ho udito dire a mio padre, che in sua gioventù, a Roma, la mattina di pasqua di resurrezione, ognuno si rivestiva da state. Adesso chi non ha bisogno d’impegnar la camiciuola, vi so dire che si guarda molto bene di non alleggerirsi della minima cosa di quelle ch’ei portava nel cuor dell’inverno". Ouesto scriveva il Magalotti in data del 1683. L’Italia sarebbe più fredda oramai che la Groenlandia, se da quell’anno a questo, fosse venuta continuamente raffreddandosi a quella proporzione che si raccontava allora.


Giacomo Leopardi, Pensieri, XXXIX (passim)



Giacomo Leopardi by Tullio Pericoli