martedì 24 gennaio 2012

Passare vicino al cuore

Non è bello esser bambini: è bello da anziani pensare a quando eravamo bambini. Cesare Pavese

Oggi pomeriggio, tornando in treno da Napoli, abbasso gli occhi dal libro che stavo leggendo e guardo fuori, dal finestrino: non presto attenzione a quanto c'è fuori, ma semplicemente guardo il panorama e penso che fa freddo. Non quel freddo tagliente, ma che comunque ti fa ammalare, sopratutto se sei piccolo.
 
Questo è quello che probabilmente si è offerto ai miei occhi 10,12,15 anni fa, da quando ho memoria. Giornate che si allungano sensibilmente, ma il tempo non è ancora quello adatto a uscire: mamme, nonne, zie e chicchessia che ti urlano di tornare dentro al caldo, ma io no, sto fuori: io e il mondo che avevo nella testa.  Figlio unico, o comunque fratello maggiore, c'è stata una età dell'oro nella quale plasmavo il mondo a mio piacimento: avevo il tempo e lo spazio sufficienti per muovermi, avevo una rimessa piena di roba pericolosissima ma che potevo manomettere a mio piacere. E' inimmaginabile pensare cosa possa fare un bambino con delle canne che nascono spontanee, vecchi libri, plastilina, vestiti usati, chiodi arrugginiti, cacciaviti vari, una pianta di fichi lì davanti che permetteva enormi mangiate nell'altro periodo dell'anno in cui i giorni sono lunghi ma fa ancora freddo, insieme a una vigna. Come tutte le cose, anche questo mondo onirico è passato via come il fiume, ed è un caso rarissimo in cui mi duole non potermi bagnare ancora in quelle acque. Avevo davvero l'impressione che il mondo fosse mio, e io ero il bambino di La Bruyère che non ha passato né futuro, poiché gode squisitamente il suo presente.



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