sabato 28 aprile 2012

Nam Sibyllam quidem Cumis ego ipse oculis meis
vidi in ampulla pendere, et cum illi pueri dicerent:

Σίβυλλα τί θέλεις; respondebat illa: ἀποθανεῖν θέλω.
( T.S. Eliot, The Waste Land, 1922)


giovedì 26 aprile 2012

Donnie Darko


Dottoressa Thurman: E che cosa hai provato?
Donnie: Ho pensato a Callie, il mio cane. È morto quando avevo otto anni. Si andò a rintanare sotto il portico.
Dottoressa Thurman: Per morire.
Donnie: Per essere solo...
Dottoressa Thurman: Tu ti senti solo in questo momento?
Donnie: Non lo so... O meglio, vorrei credere il contrario, ma non... Non ho mai avuto nessuna prova, quindi... Ho... ho anche smesso di discuterne, tanto se... se... se anche passassi tutta la vita a ragionare, studiare, valutare i pro e i contro, alla fine non avrei prove comunque, e allora tanto vale non discuterne più. Eh... è assurdo.
Dottoressa Thurman: La ricerca di Dio è assurda?
Donnie: Lo è, se ognuno muore da solo.
Dottoressa Thurman: Questo ti spaventa?
Donnie: Non voglio restare solo.




mercoledì 25 aprile 2012

Seferis


XXIII



Ancora un poco

e scorgeremo i mandorli fiorire

brillare i marmi al sole

e fluttuare il mare.



Ancora un poco,

solleviamoci ancora un po’ più su.

(trad. Filippo Maria Pontani)

Vincent van Gogh, Ramo di mandorlo fiorito

lunedì 23 aprile 2012

Compleanno

C'è qualcuno che sa dirmi in che razza di mondo stiamo vivendo? Dove un uomo si traveste da pipistrello? E si frega tutta la mia stampa? ...Questa città ha bisogno di un clistere!



sabato 21 aprile 2012

Full of life


"Mortali, destatevi. Non siete ancora liberi dalla vita. Verrà tempo, che niuna forza di fuori, niuno intrinseco movimento, vi riscoterà dalla quiete del sonno; ma in quella sempre e insaziabilmente riposerete. Per ora non vi è concessa la morte: solo di tratto in tratto vi è consentita per qualche spazio di tempo una somiglianza di quella. Perocché la vita non si potrebbe conservare se ella non fosse interrotta frequentemente. Troppo lungo difetto di questo sonno breve e caduco, è male per sé mortifero, e cagione di sonno eterno. Tal cosa è la vita, che a portarla, fa di bisogno ad ora ad ora, deponendola, ripigliare un poco di lena, e ristorarsi con un gusto e quasi una particella di morte."

Giacomo Leopardi - Operette morali
Cantico del gallo silvestre
                                                                                                                                                                        
Little Angel by Willy Ronis


mercoledì 18 aprile 2012

Prima nei pollai


Altri deterioramenti, altri rigogli si susseguirono a Clarice. Le popolazioni e le costumanze cambiarono più volte; restano il nome, l'ubicazione, e gli oggetti più difficili da rompere. Ogni nuova Clarice, compatta come un corpo vivente coi suoi odori e il suo respiro, sfoggia come un monile quel che resta delle antiche Clarici frammentarie e morte. Non si sa quando i capitelli corinzi siano stati in cima alle loro colonne: solo si ricorda d'uno d'essi che per molti anni in un pollaio sostenne la cesta dove le galline facevano le uova, e di lì passò al Museo dei Capitelli, in fila con gli altri esemplari della collezione. L'ordine di successione delle ere s' è perso; che ci sia stata una prima Clarice credenza diffusa, ma non ci sono prove che lo dimostrino; i capitelli potrebbero essere stati prima nei pollai che nei templi, le urne di marmo essere state seminateprima a basilico che a ossa di defunti. Di sicuro si sa solo questo: un certo numero d'oggetti si sposta in un certo spazio, ora sommerso da una quantità d'oggetti nuovi, ora consumandosi senza ricambio; la regola mescolarli ogni volta e riprovare a metterli insieme. Forse Clarice sempre stata solo un  tramestio di carabattole sbrecciate, male assortite, fuori uso.

Italo Calvino, Le città invisibili


Cose che si vedono in giro #2

venerdì 13 aprile 2012

Senza un lamento


Già la pioggia è con noi 
scuote l’aria silenziosa.
Le rondini sfiorano le acque
presso i laghetti lombardi,
volano come gabbiani sui piccoli pesci;
il fieno odora oltre i recinti degli orti.
Ancora un giorno è bruciato,
senza un lamento, senza un grido
levato a vincere d’improvviso un giorno.


Salvatore Quasimodo

Utagawa HIROSHIGE
Pioggia improvvisa sul ponte di Õhashi ad Atake - 1857 

martedì 10 aprile 2012

Nero Wolfe


 Wolfe alzò il testone. Mi soffermo su questo, poiché ha una testa così grossa che l'atto di sollevarla dà l'impressione di una fatica non indifferente. In realtà dev'essere ancora più grossa di quel che sembra; infatti il resto della sua persona è così enorme che qualunque testa, che non fosse la sua, scomparirebbe letteralmente su quel corpo.

Rex Stout

lunedì 9 aprile 2012

La superficialità mi inquieta ma il profondo mi uccide.
Alda Merini


Capita spesso che rimanga sveglio quando gli altri in casa dormono, oppure che rimanga da solo: essendo un po' abitudinario, o forse monomaniaco, tendo a toccare solo le mie cose, lasciando quelle degli altri lì al loro posto. Soprattutto di sera, con la luce che passa dalle persiane, luce artificiale della città, dei fari delle macchine, le cose rimangono lì e nello stesso tempo si muovono, diventando altro. Mettiamo che io affianco a me abbia una tazza, di quelle mug. In pieno giorno quella tazza è normale che sia lì dov'è, che non si muova e che sia mossa da me o da chi altro; col buio questa prospettiva cambia. Inizio a pensare che in fondo è solo per un puro caso, talmente accidentale che non lo ricordo nemmeno più, che quella tazza sia lì dov'è. Potrebbe averla comprata un tale prima di me, mettiamo un tale con dei figli piccoli: quella tazza ora sarebbe in frantumi, forse.  Idem per tutte le altre cose che mi (ci) circondano e che riteniamo banali, quindi importanti (se mi serve banalmente una penna e non la trovo sono problemi). Non che io dica che le cose mi parlino, ma mi diverto a ripercorrere all'indietro un atto, un fatto, un esito che diamo per scontato e che ripercorrendolo a ritroso non si rivela in definitiva tanto scontato. Lo stesso discorso ovviamente lo possiamo estendere dalla penna alla cultura, all'amore, a noi stessi arrivando sempre al punto dove ci chiediamo esterrefatti due cose: come è cominciato tutto, e soprattutto, come facevo prima senza?


Giorgio Morandi, Steel Life (1951)

sabato 7 aprile 2012

Casatiello campanilistico



 E, venuto lo juorno destenato, oh bene mio: che mazzecatorio e che bazzara che se facette! Da dove vennero   tante pastiere e casatielle? 

 Giambattista Basile, La gatta Cenerentola










giovedì 5 aprile 2012

Come bambino

Sto sdraiato sui campi
nelle ore più belle
a pancia in su e in giù
a rimirar le stelle.
mi commuovono i vecchi
muove qualcosa dentro

Quando ero piccolo mi dicevo " divento grande e lo capisco", come un mantra, un abito mentale. Metti qualcosa tra parentesi e lo capisci col tempo. Ovviamente no, non lo capirò mai:  il tempo, la crescita, la comprensione, la maturità sono degli idola tribus  di cui molti si coprono e si ottundono i sensi.
Io invece cerco ancora le stesse cose: i racconti, le cose curiose, noto le cose che non vanno e come un bambino, appunto, mi chiedo il perché non vadano come dovrebbero andare, come ci hanno detto che dovrebbero andare. Cerco ancora l'incanto e il mistero. Cerco il momento dell'abbandono in cui non sono più io, ma solo un essere che vive e che si fa attraversare da ciò che gli sta intorno.


Cose che si vedono in giro #1

lunedì 2 aprile 2012

Il grande e sempre più grande carico del passato


L'uomo invidia l'animale, che subito dimentica [..] l'animale vive in modo non storico, poiché si risolve nel presente [..] l'uomo invece resiste sotto il grande e sempre più grande carico del passato: questo lo schiaccia a terra e lo piega da parte. Per ogni agire ci vuole oblìo: come per la vita di ogni essere organico ci vuole non solo luce, ma anche oscurità. La serenità, la buona coscienza, la lieta azione la fiducia nel futuro dipendono [..] dal fatto che si sappia tanto bene dimenticare al tempo giusto, quanto ricordare al tempo giusto.

F. Nietzsche, Considerazioni inattuali



Quel che tu goda, o quanto,
Non so già dir; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
O greggia mia, né di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi: perché giacendo
A bell'agio, ozioso,
S'appaga ogni animale;
Me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale?




domenica 1 aprile 2012

Paga subito


Il lavoro duro paga nel lungo periodo. La pigrizia paga subito. 
Anonimo