mercoledì 29 agosto 2012

Teorema

Voi siete imbecilli e noi intelligenti.
Ragioni:
a) voi siete molti e noi siamo pochissimi (senza glossa: i superiori furon sempre i meno e se gl'idioti fossero in minoranza varrebbero molto di più);
b) noi diciamo sempre che voi siete imbecilli mentre voialtri non date quasi mai dell'imbecille a noialtri (ci chiamate pazzi, delinquenti, ecc., ma imbecilli di rado e di nascosto [...]
f) voi spendete qualcosa per sentirvi disprezzare - noi guadagnamo qualcosa disprezzandovi; [...]
l) voi non ci capite,noi vi comprendiamo benissimo
m) noi potremmo, volendolo, parlare e scrivere come gl'imbecilli, ma voi non potrete mai, per quanti sforzi facciate, dire una sola cosa che abbia intonazione geniale;
n) noi attiriamo la vostra attenzione come individui - voi la nostra come massa;
ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.ecc.
Tra questi eccetera ci sono ragioni formidabili ma troppo alte per voi. del resto basta una sola di quelle già dette per far stravincere la nostra tesi.

Una sola superiorità avete su di noi: che un imbecille non invidie mai un uomo di genio mentre un uomo di genio può invidiare, qualche volta, un imbecille.

Giovanni Papini , Franchezza cogli imbecilli, Lacerba, 15 settembre 1913


lunedì 27 agosto 2012

Da un giorno all'altro



"Se incendio il Padiglione", mi dicevo, "compirò un'opera di grande importanza pedagogica. Impareranno che l'indistruttibilità dedotta per via meramente analogica non ha senso. Impareranno che il solo fatto d'aver continuato ad esistere, d'essere stato per cinquecentocinquanta anni dritto presso lo stagno Kyoko, non costituiva per il Padiglione una garanzia di eternità. Impareranno, e questo li turberà, che le premesse ritenute assiomatiche, su cui poggia la nostra esistenza, possono crollare da un giorno all'altro"

Yukio Mishima, Il padiglione d'oro

domenica 26 agosto 2012

Viaggio


Quel piacere dello spostamento che, in definitiva, consiste solo nel ricordo e mai nel presente.
Joris K. Huysmans

C'era in tivù una pubblicità, tempo fa, in cui una specie di Indiana Jones diceva che in India si lavano i piatti con l'argilla, mi pare, attirandosi sguardi ammiratissimi dei commensali. Il tutto pubblicizzava un sapone per i piatti che doveva contenere argilla o cose così. Io ero sempre affascinato quando ero piccolo, da quelli che giravano, mi raccontavano di cose strane, posti mai visti (anche di viaggi nel tempo: mi ricordo dei pomeriggi passati con mia nonna a farmi raccontare come funzionavano le cose  60, 70 anni fa). Insomma, ero un animaletto facilmente affabulabile. Col tempo, anche se un po' in ritardo, ho cominciato anche io a viaggiare, e intendo per viaggio anche semplicemente guardare fuori dalla finestra, non necessariamente espatriare. I viaggi si fanno nello spazio, nel tempo, nella mente. Vorrei parlare dei primi e di una cosa che mi capita se  tramite internet, racconti, leggo o parlo di viaggi. Ho visto Atene, Parigi e Londra. Appena vedo una foto di queste tre città mi emoziono: ricordo come se fosse adesso quando ad Atene mi giravo e trovato la Biblioteca di Adriano, cazzo la Biblioteca di Adriano, mica la Caserma Sacchi. Oppure a Parigi, il fascio di luce che dalla Tour Eiffel compiva un giro completo mi sembrava, lo confesso, un Bat - segnale, ma allo stesso tempo era come una compagnia: potevi stare sulla Senna, a Pigalle, ovunque ti arrivava quel fascio di luce. Per non parlare dei trans di Pigalle, degli squallidi negozi di suovenir dove ero sempre tentato da fottermi qualcosa. All'Imperial Museum di Londra ho visto bambini giocare vicino ai cimeli della Seconda Guerra mondiale, e questa cosa mi ha impressionato più della dichiarazione di guerra alla Polonia controfirmata da Hitler; ho visto ebrei ortodossi con codini e code di figli con codini al seguito guardare il cambio della guardia. Ho visto la casa di Sherlock Holmes e la tomba di Marx. Ho trovato un cappello, soprattutto, ho trovato un cappello bellissimo (chi mi conosce sa che ho una testa su cui difficilmente possono accomodarsi cappelli). A Bologna sono passato nella strada dove è nato Pasolini e a Via Paolo Fabbri, 43. Tutta questa teoria di amarcord banalissimi da turista per dire cosa, per dire che tornerei in ciascuno di quei posti, rifarei tutto. Però dall'altro lato voglio vedere tutto il resto, immergermi in ciò che non conosco ancora, confrontare, fotografare, comprare mangiare altre cose in altri posti. Come si fa? Si parte per tornare, ok, ma si riparte a rivedere cose già viste? Tornerei alla Sainte Chapelle anche ora se potessi, ma andrei anche in altri posti. Altro problema, la memoria: dimenticherò qualcosa, ovviamente, ma non voglio: la compulsività delle foto non salverà i ricordi e la memoria e dimenticherò tutto. Tornare e vedere l'evoluzione di un posto già visto? vedere sempre e comunque altro?


Questo anche questo è un post inconcludente da quale oggettivamente non ho tratto nessuna risposta, se ne gioverà il mio analista.

venerdì 24 agosto 2012

Contro scrittura e scuola. Sfogo di un lettore.

Quando ci si rifiuta di fare del lirismo, riempire una pagina diventa un supplizio: a che serve scrivere per dire esattamente quello che si aveva da dire?
Emil CioranL'inconveniente di essere nati

Questo non è un post sulla scrittura, come le mie foto non sono fotografie.  Assumo il punto di vista del lettore che per esprimere un giudizio usa la forma di comunicazione verbale tramite l'uso di simboli grafici.  Avendo letto non tanto né poco, sostanzialmente anche grazie a internet che permette una certa diffusione di testi anche introvabili, mi trovo ad aver maturato una serie di considerazioni. Il Corriere della Sera non mi ha ancora dato ancora uno spazio per elzevirare, quindi le scrivo sul blog.  Le mie considerazioni sono le seguenti

1. Viva il Medioevo: l'istruzione, che comunque in Italia ha raggiunto un livello infimo, permette a tutti di scrivere, perchè insegna a tutti a scrivere.  La retorica della personalità e dell'eccezionalità di ogni persona fa sì che chiunque si senta in diritto di mettere per iscritto le proprie cose, nella maggior parte dei casi trattantesi di banalità assolute. Tutti pensano di scrivere così come viene, anche che scrivere così come venga sia un metodo per esprimersi. Come se millenni di studio della lingua e delle lingue siano stati una perdita di tempo.  È vero che molto dipende dalla soggettività di ciascuno, però non stiamo parlando della soggettività di Montale o Pasolini, ma di persone che, uscite dalla scuola dell'obbligo, peggio ancora, dal liceo classico, come ho detto, esprimono qualcosa che va sì espresso, ma non va pubblicato. Perciò voglio tornare a un'epoca dove si ha un posto preciso nella società, le persone che parlavano a vanvera erano molto poche,  se dicevano spropositi potevano anche finire bruciate. Omnia Munda Mundis.

2. Del peggio: Internet:  Conosco personalmente gente che pubblica. Non ha letto mai nulla, ma pubblica. Dostoevskij, Borges, La Gazzetta dello Sport? Quali sono i tuoi riferimenti? Niente, io mi esprimo, dicono. Ma dietro i romanzi russi dell'800 c'era Dickens, dietro il petrarchismo c'era Petrarca, in principio fuit Omerus. C'è sempre qualcuno dietro, li possiamo distruggere con furore morettiano, ma si vuole fare una certa esperienza letteraria non si possono ignorare. Mi trovo quindi davanti a geni originali che non mostrano nessun legame con niente, che pensano che scrivere sia come defecare (ma io preferisco la seconda).  Trionfo della retorica di una presunta innocenza e di un supposto sguardo virginale sul mondo: le poesie sull'amore, i romanzi di formazione, presentati come se fossero cose accadute per la prima volta.  Però mi chiedo sempre perchè poi si parla de "L'educazione sentimentale" di Flaubert, del "Giovane Holden" di Salinger e non della narrativa quantitativamente molto superiore che è partorita dagli ultimi 10 anni.

3. Pecunia non olet:  Se andiamo sul sito di Repubblica, cosa che sconsiglio vivamente di fare, noteremo che c'è un link che rimanda a "Il mio libro" un sistema che permette, a pagamento, di pubblicare i propri scritti. Senza filtro, senza critica, senza nessuno preparato che dica che sono cagate pazzesche. Hai in mente un romanzo di spionaggio che a confronto Le Carré è un bambino, i tuoi cassetti custodiscono liriche strappalacrime sulla quindicenne che al liceo non ti calcolava? Ebbene, puoi pubblicarli. Se paghi.  Pagare per avere prestazioni che se fossi una persona con le palle potresti avere gratis. Questo mi ricorda qualcosa.  Per non parlare dei concorsi letterari, organizzati da professoresse del liceo abbonate all'Euroclub, che fanno sentire scrittori  dei poveri sciagurati . Il successo è garantito: io professore che vivo in luoghi comuni, che penso alla scuola come se fosse la posta premio qualcuno, sostanzialmente ignorante, in virtù dell'autorità conferitami dal concorso che io stesso indico, mi rispecchio e premio un ignorante conformista come me, solo più giovane.

Fino a 30 anni fa sui giornali Moravia, Pasolini e Calvino analizzavano il delitto del Circeo. Sfoglio Repubblica oggi e trovo solo pipponi di Saviano, di Scalfari, di Eco.

Mi rendo conto che la congiunzione storica è complicata, ma veramente non mi spiego il senso di tutta questa produzione. Siamo tutti nella macchina e non ne usciremo mai.

giovedì 23 agosto 2012

Postulati fisiologici

                Bansky       Il graffito “che pulisce”


Dopo avere assai lungamente letto i filosofi tra le righe, dopo averli osservati attentamente, io mi dico: bisogna ancora collocare la maggior parte del pensare consciente, e perfino il pensare filosofico tra le attività dell'istinto: bisogna cominciare ad imparare da capo come si è fatto a proposito dell'atavismo e dell'«ereditarietà». Come l'atto della nascita per sé stesso non può esser preso in considerazione nel processo e nel progresso dell'ereditarietà, così del pari la «coscienza» non può venir contrapposta in senso decisivo all'istinto. Quasi tutto il pensare cosciente del filosofo é diretto segretamente dai suoi istinti ed é costretto a prendere una via determinata. Anche dietro la logica e le sue mosse, in apparenza splendidamente indipendenti si celano apprezzamenti di valore, o, per parlare più chiaramente, postulati fisiologici per la conservazione d'una data specie di vita. Per esempio, che il determinato abbia maggior pregio dell'indeterminato, che all'apparenza valga meno della «verità» : cotali apprezzamenti, per quanto possa essere la loro importanza regolatrice per noi, non sono che apprezzamenti soggettivi, una specie di « niaiserie », la quale può essere necessaria per la conservazione di esseri quali noi siamo. Sempre ché non debba esser proprio l'uomo " la misura delle cose "

F.W. Nietzsche, Al di là del bene e  del male, 1886

martedì 21 agosto 2012

Realtà

Desolation Row by VastMan89
Desolation Row, a photo by VastMan89 on Flickr.
Tentativo di rapporto io-mondo, socialità, pensare, essere come essere-nel-mondo, affrontare i propri irrisolti cognitivi ed estetici, innato istinto dell'uomo a parlare e scrivere e farsi immagini delle cose. Le città invisibili, i volumi che mi si offrono ai sensi, spazio, tempo, spazio-tempo, sensi, senso.

Talvolta, è vero, pareva che la realtà esterna attendesse l’esito dei miei sforzi; ma quando la raggiungevo, quando, a furia d’annaspare, finalmente entravo in contatto con il mondo esterno, quella realtà non era più fragrante, ma già scolorita, tremolante … una realtà priva dell’evidenza che me l’aveva fatta ammirare, e già olezzante di putredine, già trapassata.

Yukio Mishima, Il Padiglione d'oro.

martedì 14 agosto 2012

Potrebbero Fraintendermi

Samurai che impugna una spada, stampa artistica
La vita umana non dura che un istante, si dovrebbe trascorrerla a fare ciò che piace. 
In questo mondo fugace come un sogno vivere nell’affanno è follia, ma non rivelerò questo segreto del mestiere ai giovani, visto come vanno le cose oggi nel mondo potrebbero fraintendermi.

da Hagakure, il libro che ikamikaze giapponesi portavano con sè mentre attaccavano Pearl Arbour e ripresa da GLF.

domenica 12 agosto 2012

Io vedo questo

Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al "perché?"
F. Nietzsche, Frammenti postumi

Sabato sera agostano, tutti nei posti più frequentati della città a passare una serata con amici, fidanzate. Intorno a me vedo solo visi con barba sagomata, ciuffo stirato, trucco assurdo,vestiti ricercati, sguardi vuoti, come se non fossero lì: occhi languidi di ragazze che già presagendo la condizione muliebre di donna che sopporta le animalesche intemperanze del proprio uomo va avanti, apparentemente maledicendo il proprio destino, ma in fondo accettandolo perchè è rassicurante, perchè mamma e papà sono contenti del ragazzo, perchè lei, in fondo, questo vuole. Donne che vogliono essere rese oggetto, come le loro mamme, pur di potersene poi lamentare e vivere un'esistenza infelice, infelice ma sicura. Ci si ridipinge da capo a piedi per andare in posti infimi, per locali senza senso, senza connessione estetica col resto, sorti per chissà quale interesse illecito. Non esiste un dialogo che vada oltre la mera domanda di una sigaretta, non c'è nulla che questi sfortunati condividano, non c'è nulla che sappiano o siano stati educati a condividere. La moda ti dice che sei unico,ma in un discorso di massa, dice a tutti che sono unici nello stesso modo, quindi che siete tutti uguali. Fatevi le foto sulle moto, vestitevi fluo, tagliatevi i capelli e radetevi (stilema che ha reminiscenze fasciste), questo io vedo intorno a me. Gente che cammina mano nella mano senza gioia, si bacia come se dovesse farlo per forza, non è capace di un minimo gesto di gentilezza, un minimo gesto bello: maschi che corrono sui motorini, femmine che urlano per qualsiasi sciocchezza. Tutto ha perso una visione iuxta propria principia, ti vesti come una prostituta o come un metrosexual arrembrante per andarti a mangiare la pizza e parlare delle imminenti vacanze coi genitori, parcheggi in evidenti divieti, non c'è il minimo collegamento con la realtà. Classi medio alte che vivono come esperienza metafisica andare al mare in Puglia, che sono così tapine da vestirsi coi vestiti migliori per scendere nel bar sotto casa, con la macchina come se abitassimo a New York, quando invece abitiamo nel Sud del Sud dei Santi, che non conosce più, che ha perso ogni identità per abbracciare una cultura del tutto estranea, fatta di tecnologia che sa solo di consumismo, conformismo e piegarsi, anche incosciente, alle logiche del mercato. Gente che cerca lo sballo per non pensare ai problemi, per non pensare  (come se pensasse), perchè vuole essere felice, come se qualcuno sia mai stato felice nel mondo. Ovunque c'è solo vuoto e depressione, senza scampo. Non esiste chi è fuori, non esiste chi è diverso o non pensa come te. Si vive in una griglia di doveri che vengono attuati per essere ed esserci, ma di cui non ci si è mai veramente interessati. Si vive senza cervello che pensa, in queste sere agostane. La sagra del luogo comune, del brutto che vuol esser bello, della vita senza vita, senza stimoli.L'esistenza individuale che si appiattisce su se stessa, sulla famiglia e sulla scuola, su ciò che pensi di pensare. È vero che tutti moriremo, ma c'è modo e modo per arrivare alla morte. Il mondo piccolo, della casa, dei problemi infimi elevati a drammi esistenziali, dell'ignoranza lasciata vivere felice, della provincia che è fiera solo del proprio ombelico, questo vedo.  Non so cosa possa esserci di più sconsolante.

venerdì 10 agosto 2012

Carne umana (Sfogo)

Carne umana by VastMan89
Carne umana, a photo by VastMan89 on Flickr.
Mi è capitato in questi giorni di andare al Campania. Tutto ciò che si poteva dire è stato già detto sulle masse, sull'omologazione, e forse non è nemmeno giusto riprendere una querelle spocchiosa contro queste masse di persone che si divertono, oggettivamente, con molto poco. Non c'è elaborazione di una coscienza, non c'è un fermarsi a chiedersi quale sia il senso di farsi delle foto su delle moto, l'importante è appunto fare: prendere la macchina, comprare cose, stare al fresco e prestare l'immagine dei propri figli a una campagna pubblicitaria, a sua volta immortalata da vari IPhon, tablet e macchine fotografiche. Ripeto di essere cosciente che non è giusto mettersi a gridare allo scandalo, in fondo non possiamo pretendere che tutti si divertano allo stesso modo, ci sono leggi del mercato, e un'offerta (commerciale i questo caso) è sempre legata a una domanda. Io però ho rivisto le foto che ho fatto e le ho cancellate tutte, era uno spettacolo veramente aberrante.



Oh fiume
Irrevocabile
delle cose,
non si dirà
che solo
ho amato
i pesci,
o gli alberi della selva e della prateria,
che non solo
ho amato
ciò che salta, s’arrampica, sopravvive, sospira.
Non è vero
molte cose
mi hanno detto tutto.
Non solo m’hanno toccato
o le ha toccate la mia mano,
ma hanno accompagnato
in modo tale
la mia esistenza
che con me sono esistite
e sono state per me tanto esistenti
che hanno vissuto con me mezza vita
e moriranno con me mezza morte.

P.Neruda

domenica 5 agosto 2012

Marilyn



Trentacinque anni vissuti con un corpo estraneo
trentacinque anni
con i capelli tinti
trentacinque anni
con un fantoccio.
Ma io non sono Marylin
io sono Norma Jean Baker
perché la mia anima
vi fa orrore
come gli occhi delle rane
sull’orlo dei fossi?


venerdì 3 agosto 2012

Allocuzioni basse




Come tradurre [L'Orestea di Eschilo]? Io possedevo già un "italiano": ed era naturalmente quello delle Ceneri di Gramsci (con qualche punta espressiva sopravvissuta da L'usignolo della chiesa cattolica); sapevo (per istinto) che avrei potuto farne uso. Naturalmente la timidezza di fronte a un grande testo non è poca: una timidezza che si presenta sotto l'aspetto linguistico dell'inibizione da traduzione: e sto ancora limando per eliminare il più possibile questo sapore: sono praticamente alla prima stesura: il mio lavoro non è dunque finito.

La tendenza linguistica generale è stata a modificare continuamente i toni sublimi in toni civili: una disperata correzione di ogni tentazione classicista. Da ciò un avvicinamento alla prosa, all'allocuzione bassa, ragionante. Il greco di Eschilo non mi pare una lingua né eletta né espressiva: è estremamente strumentale. Talvolta fino a una magrezza elementare e rigida: a una sintassi priva degli aloni e degli echi che il classicismo romantico ci ha abituati a percepire, quale continua allusività  del testo classico a una classicità  paradigmatica, storicamente astratta.

In realtà  la lingua di Eschilo, come ogni lingua, è allusiva, sì: ma la sua allusività è verso un ragionamento tutt'altro che mitico e per definizione poetico, è verso un conglobamento di idee molto concreto e storicamente verificabile. Il significato delle tragedie di Oreste è solo, esclusivamente, politico. Clitennestra, Agamennone, Egisto, Oreste, Apollo, Atena, oltre che essere figure umanamente piene, contraddittorie, ricche, potentemente indefinite (si veda la nobiltà d'animo che persiste nei personaggi normalmente e politicamente "negativi" di Clitennestra e Egisto) sono soprattutto - nel senso che così stanno soprattutto a cuore all'autore - dei simboli: o degli strumenti per esprimere scenicamente delle idee, dei concetti: insomma, in una parola, per esprimere quella che oggi chiamiamo una ideologia.

Pier Paolo Pasolini, Lettera del traduttore (1960) 

mercoledì 1 agosto 2012

Vivendo

Full of Life


Vivendo per capire perché vivo,
scrivo anche per capire perché scrivo: 
e vivo per capire perché scrivo,
e scrivo per capire perché vivo.
Edoardo Sanguineti