domenica 26 agosto 2012

Viaggio


Quel piacere dello spostamento che, in definitiva, consiste solo nel ricordo e mai nel presente.
Joris K. Huysmans

C'era in tivù una pubblicità, tempo fa, in cui una specie di Indiana Jones diceva che in India si lavano i piatti con l'argilla, mi pare, attirandosi sguardi ammiratissimi dei commensali. Il tutto pubblicizzava un sapone per i piatti che doveva contenere argilla o cose così. Io ero sempre affascinato quando ero piccolo, da quelli che giravano, mi raccontavano di cose strane, posti mai visti (anche di viaggi nel tempo: mi ricordo dei pomeriggi passati con mia nonna a farmi raccontare come funzionavano le cose  60, 70 anni fa). Insomma, ero un animaletto facilmente affabulabile. Col tempo, anche se un po' in ritardo, ho cominciato anche io a viaggiare, e intendo per viaggio anche semplicemente guardare fuori dalla finestra, non necessariamente espatriare. I viaggi si fanno nello spazio, nel tempo, nella mente. Vorrei parlare dei primi e di una cosa che mi capita se  tramite internet, racconti, leggo o parlo di viaggi. Ho visto Atene, Parigi e Londra. Appena vedo una foto di queste tre città mi emoziono: ricordo come se fosse adesso quando ad Atene mi giravo e trovato la Biblioteca di Adriano, cazzo la Biblioteca di Adriano, mica la Caserma Sacchi. Oppure a Parigi, il fascio di luce che dalla Tour Eiffel compiva un giro completo mi sembrava, lo confesso, un Bat - segnale, ma allo stesso tempo era come una compagnia: potevi stare sulla Senna, a Pigalle, ovunque ti arrivava quel fascio di luce. Per non parlare dei trans di Pigalle, degli squallidi negozi di suovenir dove ero sempre tentato da fottermi qualcosa. All'Imperial Museum di Londra ho visto bambini giocare vicino ai cimeli della Seconda Guerra mondiale, e questa cosa mi ha impressionato più della dichiarazione di guerra alla Polonia controfirmata da Hitler; ho visto ebrei ortodossi con codini e code di figli con codini al seguito guardare il cambio della guardia. Ho visto la casa di Sherlock Holmes e la tomba di Marx. Ho trovato un cappello, soprattutto, ho trovato un cappello bellissimo (chi mi conosce sa che ho una testa su cui difficilmente possono accomodarsi cappelli). A Bologna sono passato nella strada dove è nato Pasolini e a Via Paolo Fabbri, 43. Tutta questa teoria di amarcord banalissimi da turista per dire cosa, per dire che tornerei in ciascuno di quei posti, rifarei tutto. Però dall'altro lato voglio vedere tutto il resto, immergermi in ciò che non conosco ancora, confrontare, fotografare, comprare mangiare altre cose in altri posti. Come si fa? Si parte per tornare, ok, ma si riparte a rivedere cose già viste? Tornerei alla Sainte Chapelle anche ora se potessi, ma andrei anche in altri posti. Altro problema, la memoria: dimenticherò qualcosa, ovviamente, ma non voglio: la compulsività delle foto non salverà i ricordi e la memoria e dimenticherò tutto. Tornare e vedere l'evoluzione di un posto già visto? vedere sempre e comunque altro?


Questo anche questo è un post inconcludente da quale oggettivamente non ho tratto nessuna risposta, se ne gioverà il mio analista.

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