venerdì 24 agosto 2012

Contro scrittura e scuola. Sfogo di un lettore.

Quando ci si rifiuta di fare del lirismo, riempire una pagina diventa un supplizio: a che serve scrivere per dire esattamente quello che si aveva da dire?
Emil CioranL'inconveniente di essere nati

Questo non è un post sulla scrittura, come le mie foto non sono fotografie.  Assumo il punto di vista del lettore che per esprimere un giudizio usa la forma di comunicazione verbale tramite l'uso di simboli grafici.  Avendo letto non tanto né poco, sostanzialmente anche grazie a internet che permette una certa diffusione di testi anche introvabili, mi trovo ad aver maturato una serie di considerazioni. Il Corriere della Sera non mi ha ancora dato ancora uno spazio per elzevirare, quindi le scrivo sul blog.  Le mie considerazioni sono le seguenti

1. Viva il Medioevo: l'istruzione, che comunque in Italia ha raggiunto un livello infimo, permette a tutti di scrivere, perchè insegna a tutti a scrivere.  La retorica della personalità e dell'eccezionalità di ogni persona fa sì che chiunque si senta in diritto di mettere per iscritto le proprie cose, nella maggior parte dei casi trattantesi di banalità assolute. Tutti pensano di scrivere così come viene, anche che scrivere così come venga sia un metodo per esprimersi. Come se millenni di studio della lingua e delle lingue siano stati una perdita di tempo.  È vero che molto dipende dalla soggettività di ciascuno, però non stiamo parlando della soggettività di Montale o Pasolini, ma di persone che, uscite dalla scuola dell'obbligo, peggio ancora, dal liceo classico, come ho detto, esprimono qualcosa che va sì espresso, ma non va pubblicato. Perciò voglio tornare a un'epoca dove si ha un posto preciso nella società, le persone che parlavano a vanvera erano molto poche,  se dicevano spropositi potevano anche finire bruciate. Omnia Munda Mundis.

2. Del peggio: Internet:  Conosco personalmente gente che pubblica. Non ha letto mai nulla, ma pubblica. Dostoevskij, Borges, La Gazzetta dello Sport? Quali sono i tuoi riferimenti? Niente, io mi esprimo, dicono. Ma dietro i romanzi russi dell'800 c'era Dickens, dietro il petrarchismo c'era Petrarca, in principio fuit Omerus. C'è sempre qualcuno dietro, li possiamo distruggere con furore morettiano, ma si vuole fare una certa esperienza letteraria non si possono ignorare. Mi trovo quindi davanti a geni originali che non mostrano nessun legame con niente, che pensano che scrivere sia come defecare (ma io preferisco la seconda).  Trionfo della retorica di una presunta innocenza e di un supposto sguardo virginale sul mondo: le poesie sull'amore, i romanzi di formazione, presentati come se fossero cose accadute per la prima volta.  Però mi chiedo sempre perchè poi si parla de "L'educazione sentimentale" di Flaubert, del "Giovane Holden" di Salinger e non della narrativa quantitativamente molto superiore che è partorita dagli ultimi 10 anni.

3. Pecunia non olet:  Se andiamo sul sito di Repubblica, cosa che sconsiglio vivamente di fare, noteremo che c'è un link che rimanda a "Il mio libro" un sistema che permette, a pagamento, di pubblicare i propri scritti. Senza filtro, senza critica, senza nessuno preparato che dica che sono cagate pazzesche. Hai in mente un romanzo di spionaggio che a confronto Le Carré è un bambino, i tuoi cassetti custodiscono liriche strappalacrime sulla quindicenne che al liceo non ti calcolava? Ebbene, puoi pubblicarli. Se paghi.  Pagare per avere prestazioni che se fossi una persona con le palle potresti avere gratis. Questo mi ricorda qualcosa.  Per non parlare dei concorsi letterari, organizzati da professoresse del liceo abbonate all'Euroclub, che fanno sentire scrittori  dei poveri sciagurati . Il successo è garantito: io professore che vivo in luoghi comuni, che penso alla scuola come se fosse la posta premio qualcuno, sostanzialmente ignorante, in virtù dell'autorità conferitami dal concorso che io stesso indico, mi rispecchio e premio un ignorante conformista come me, solo più giovane.

Fino a 30 anni fa sui giornali Moravia, Pasolini e Calvino analizzavano il delitto del Circeo. Sfoglio Repubblica oggi e trovo solo pipponi di Saviano, di Scalfari, di Eco.

Mi rendo conto che la congiunzione storica è complicata, ma veramente non mi spiego il senso di tutta questa produzione. Siamo tutti nella macchina e non ne usciremo mai.

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