domenica 30 settembre 2012

Comunicare fa male


1) nulla esiste;
2) se anche alcunché esiste, non è comprensibile all’uomo;
3) se pure è comprensibile, è per certo incomunicabile e inspiegabile agli altri.


Parole, frasi, idee, non importa quanto sottili o ingegnose, i voli più folli della poesia, i sogni più profondi, le visioni più allucinanti, non sono altro che rozzi geroglifici cesellati nella sofferenza e nel dolore per commemorare un evento non comunicabile.
Henry Miller, Sexus



mercoledì 26 settembre 2012

Questa è acqua, questa è acqua


E il cosiddetto “mondo reale” non vi scoraggerà dall’operare con la configurazione di base, poiché il cosiddetto “mondo reale” degli uomini e del denaro e del potere canticchia allegramente sul bordo di una pozza di paura e rabbia e frustrazione e desiderio e adorazione di sé. La cultura contemporanea ha imbrigliato queste forze in modo da produrre una ricchezza straordinaria e comodità e libertà personale. La libertà di essere tutti dei signori di minuscoli regni grandi come il nostro cranio, soli al centro del creato. Questo tipo di libertà ha molti lati positivi. Ma naturalmente vi sono molti altri tipi di libertà, e del tipo che è il più prezioso di tutti, voi non sentirete proprio parlare nel grande mondo esterno del volere, dell’ottenere e del mostrarsi. La libertà del tipo più importante richiede attenzione e consapevolezza e disciplina, e di essere veramente capaci di interessarsi ad altre persone e a sacrificarsi per loro più e più volte ogni giorno in una miriade di modi insignificani e poco attraenti.

Questa è la vera libertà. Questo è essere istruiti e capire come si pensa. L’alternativa è l’incoscienza, la configurazione di base, la corsa al successo, il senso costante e lancinante di aver avuto, e perso, qualcosa di infinito.

Lo so che questa roba probabilmente non vi sembrerà molto divertente o ispirata, come un discorso per questo di genere di cerimonie dovrebbe sembrare. In questo consiste però, per come la vedo io, la Verità con la V maiuscola, scrostata da un sacco di stronzate retoriche. Certamente, siete liberi di pensare quello che volete di tutto questo. Ma per favore non scartatelo come se fosse una sermone ammonitorio alla Dr. Laura. Niente di questa roba è sulla morale o la religione o il dogma o sul grande problema della vita dopo la morte. La Verità con la V maiuscola è sulla vita PRIMA della morte. È sul valore reale di una vera istruzione, che non ha quasi nulla a che spartire con la conoscenza e molto a che fare con la semplice consapevolezza, consapevolezza di cosa è reale ed essenziale, ben nascosto, ma in piena vista davanti a noi, in ogni momento, per cui non dobbiamo smettere di ricordarci più e più volte: “Questa è acqua, questa è acqua.”



DFW, Kenyon college and Me,21 maggio 2005. 

mercoledì 19 settembre 2012

Due vetri verdi





Se gli uomini avessero davanti agli occhi due vetri verdi, dovrebbero concludere che gli oggetti osservati attraverso questi vetri sono verdi, e non potrebbero mai stabilire se l’occhio mostri loro le cose così come realmente sono o non attribuisca ad esse qualche proprietà che appartiene non alle cose, bensì agli occhi. Lo stesso accade per l’intelletto. Noi non possiamo decidere se quanto chiamiamo verità sia realmente verità o soltanto apparenza. In questo secondo caso, la verità che conquistiamo vivendo non esiste più dopo la morte, e ogni sforzo per far nostra una realtà che ci segua anche nella tomba è vano...

Heinrich von Kleist (1777-1811)
(Lettera alla fidanzata, 22 Marzo 1801)

giovedì 13 settembre 2012

Incompletezza

La sola funzione della memoria è di aiutarci a rimpiangere.
Emil Cioran, Il funesto demiurgo


Da un po' di tempo mi sono ritrovato  a provare uno strano piacere nel collezionare cose: fumetti, cd, t shirt. Prima avevo sempre rifuggito l'ansia del collezionista, la smania di avere un oggetto invece che un altro. La cosa interessante è che io volontariamente lascio dei buchi in queste mie collezioni, oppure mi cimento a cercare cose che so che non finirò in tempi brevi.

L'elemento che mi spinge è la consapevolezza di questa potenzialmente infinita ricerca: potrei metterci anni a trovare delle foto, che dovrò fare dei giri infiniti per avere quel volume de "I Fumetti di Repubblica" ecc. Le suggestioni che mi guidano in realtà sono due: da un lato finire la collezione, dando un senso a ogni acquisto, anche fatto in qualche altra città, dall'altro costituire un patrimonio per un ipotetico futuro. Quando tra vent'anni rivedrò gli oggetti mi ricorderò del mio passato, di un ricordo altrimenti dimenticato, soprattutto avrò un'idea del tempo che è passato.

Motivo questo per cui quando faccio foto, catturo cose banali, inconsistenti, come la festa di un santo patrono,  il teatro dei burattini o due vecchietti che mi camminano davanti dandosi il braccio, anche perchè mi colpì un'osservazione di Roland Barthes: "Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente.". Mi stupisce molto, forse in maniera anche molto sciocca, come  gli indiani d'America che pensavano che le foto rubassero l'anima, che io abbia catturato un momento che non c'è più. Un momento per di più senza alcun significato, qualcosa che rasenta il nulla e finisce nell'oblio, io invece lo tiro fuori dall'oblio e lo metto lì, a disposizione, spero, di me postero. Il mio catturare questo momento lo rende quindi ancora più momentaneo, ma per una scelta del tutto casuale io ho fatto sì che quel momento qualsiasi si trascendesse e che non si perdesse nel fiume delle cose. 

 Questo vale per i miei fumetti, i miei libri, le mie t shirt: affastello tutto in scaffali,  librerie, hard disk esterni come per cercare di creare una cronistoria della mia vita attraverso le cose. Ogni tanto mi pongo il problema di come gestirò tutte queste cose quando per forza dovrò andarmene e trasferirmi, ma questo pensiero è subito schiacciato dal piacere che provo nel trascurare volontariamente un particolare, anche importante, per poi tornarci in seguito.

Così per tutto, in fondo. Cerco di conservare scontrini, biglietti della metro che ho usato e che non valgono più, ma che acquistano valore proprio perchè invece di essere stati buttati, stanno nel mio portafogli come piccoli tibicines per la mia memoria.

domenica 9 settembre 2012

Luoghi comuni

Moleskine, avere idee, essere originali, essere attivi, essere sessualmente sfrenati, essere artisti, essere acculturati, divertirsi, fare foto, suonare, De Andrè, Bukosky, Coelho, Battiato, musica sconosciuta purchessia, CCCP/CSI/PGR, essere comunisti,essere antiberlusconiani, essere anticomunisti, essere berlusconiani, portare i tacchi, la Chiesa dovrebbe vendere le ricchezze e darle ai poveri, Baudelaire,  i macharons, le polaroid, gli anni '70 e quanto hanno prodotto, l'odio per le mode, Facebook, Ruiz Zafon, Rizla+, Adele, il cinema, i Led Zeppelin, l'ambiente, il metal, il punk, Lucio Battisti, Castellitto, Joker di Heat Ledger, la libertà, Karl Marx è sempre attualissimo, Johnny Depp, Che Guevara, odiare la religione, Jimi Hendrix, il feticismo della laurea, John Lennon, i Simpson, fare esperienze, il Napoli, la Juve ruba, Napoli città più bella del mondo nonostante tutto, Pablo Neruda, il teatro, Nietzsche, i manga, Jim Morrison, entrare a medicina, il Mac e i prodotti Apple in generale, Osho, la Feltrinelli, l'importanza della lettura, Join my causes, lo Spleen, Steve Jobs, Sartre, sigarette, essere vegani, mangiare tanto, piercing e tatuaggi con valore eversivo intrinseco,  Mc Donald,indignazione, essere se stessi, l'ermetismo (non mi dovete capire!), Gesù è un rivoluzionario,odiare l'ipocrisia, essere speciali, l'emancipazione femminile, arte contemporanea non la capisco/questo potrei farlo anche io,  i Peanuts, Pasolini, i politici sono tutti ladri, devo farmi 10 giorni di mare sennò non vivo, noi giovani non siamo valorizzati, Stay hungry stay foolish. Carpe Diem. Cogliete l'attimo, ragazzi. Rendete straordinarie le vostre vite.

In questo gruppo di parole, nomi, frasi è racchiuso il mondo di ogni persona.

mercoledì 5 settembre 2012

Wallace





L’Accademia americana per la medicina d’emergenza lo conferma: ogni anno, fra i dodici e i ventiquattro mashi adulti statunitensi vengono ricoverati al pronto soccorso dopo essersi castrati. Con utensili da cucina, di solito, a volte con tenaglie. In risposta all’ovvia domanda, spesso i sopravvissuti spiegano che i loro impulsi sessuali erano diventati fonte di conflitto e ansia intollerabili. Il desiderio di completo appagamento unito alla concreta impossibilità di ottenerlo quando e come volevano, aveva prodotto in essi una tensione insostenibile.
È ai 30 + maschi testosteronicamente afflitti i cui casi sono stati documentati negli ultimi due anni che i vostri corrispondenti vogliono dedicare questo articolo. E a quelle anime in pena che stanno prendendo in considerazione l’autocastraione per il 1998, vogliamo dire: «Fermi! Giù le mani! Buoni con quegli utensili da cucina e/o tenaglie!» Perché, forse, abbiamo trovato un’alternativa.

lunedì 3 settembre 2012

Ah, Le Monde!


 Dov'è la saggezza che abbiamo
perso in conoscenza?
Dov'è la conoscenza che abbiamo
perso in informazione?

T.S. Eliot, The Rock, 1934