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lunedì 9 aprile 2012

La superficialità mi inquieta ma il profondo mi uccide.
Alda Merini


Capita spesso che rimanga sveglio quando gli altri in casa dormono, oppure che rimanga da solo: essendo un po' abitudinario, o forse monomaniaco, tendo a toccare solo le mie cose, lasciando quelle degli altri lì al loro posto. Soprattutto di sera, con la luce che passa dalle persiane, luce artificiale della città, dei fari delle macchine, le cose rimangono lì e nello stesso tempo si muovono, diventando altro. Mettiamo che io affianco a me abbia una tazza, di quelle mug. In pieno giorno quella tazza è normale che sia lì dov'è, che non si muova e che sia mossa da me o da chi altro; col buio questa prospettiva cambia. Inizio a pensare che in fondo è solo per un puro caso, talmente accidentale che non lo ricordo nemmeno più, che quella tazza sia lì dov'è. Potrebbe averla comprata un tale prima di me, mettiamo un tale con dei figli piccoli: quella tazza ora sarebbe in frantumi, forse.  Idem per tutte le altre cose che mi (ci) circondano e che riteniamo banali, quindi importanti (se mi serve banalmente una penna e non la trovo sono problemi). Non che io dica che le cose mi parlino, ma mi diverto a ripercorrere all'indietro un atto, un fatto, un esito che diamo per scontato e che ripercorrendolo a ritroso non si rivela in definitiva tanto scontato. Lo stesso discorso ovviamente lo possiamo estendere dalla penna alla cultura, all'amore, a noi stessi arrivando sempre al punto dove ci chiediamo esterrefatti due cose: come è cominciato tutto, e soprattutto, come facevo prima senza?


Giorgio Morandi, Steel Life (1951)

lunedì 20 febbraio 2012

Nous ne sommes pas, nous ne voulons pas, être fort


Non c’é cena o pranzo o soddisfazione del mondo,
che valga una camminata senza fine per le strade povere
dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani.
PPP


domenica 19 febbraio 2012

Solo gli ottusi sono brillanti la mattina a colazione.
O. Wilde


[Chi sono, dove sono, quando sono assente di me?
Da dove vengo, dove vado?]
-Pensieri mentre percorro il corridoio appena sveglio-

sabato 4 febbraio 2012

Aristotelismi

"La filosofia nasce dalla meraviglia": molto prima degli occhiali verdi di Kant, che ci ha spiegato che in fondo siamo noi che imponiamo alla natura le nostre leggi, l'uomo si è spiegato i fenomeni naturali, le stagioni, il cattivo tempo, come manifestazioni del divino, del fiato  che ha formato l'universo: Giordano Bruno legava le gradi cose del cielo alle piccole cose della terra, le stelle al latte. Molto tempo fa un contadino che lavorava dove abitavo mi disse che un melone che stava crescendo si è spaccato per colpa della luna. La magia era quel modo che aveva l'uomo prescientifico per controllare la natura (regolare nel suo ciclo sì, ma sempre portatrice di eventi che colpiscono l'immaginazione) ed era collegata con le parole dotate di ritmo, con i suoni ritmati anch'essi, in definitiva con la musica. In latino carmen è sia la poesia che la formula magica. Il rapporto uomo terra, fecondità e fortuna, è passato al rapporto uomo - donna nella nostra era, ma è sempre preponderante l'elemento del ritmo della danza e della ritualizzazione della fecondità.

Questa parte l'ho scritta ieri sera, racimolando una serie di riflessioni che avevo fatto vedendo un lampo, ovviamente condite da notevoli bestemmie per le mani che mi s gonfiavano e io dovevo andare a suonare.

Stamattina mi sono svegliato invece con la neve, più che altro una spolverata metereologica di zucchero a velo. Niente di invalidante o di catastrofico, uno strato di neve che fra poco si scioglierà, lasciandoci col solito freddo becco di questi giorni.Nonostante  la mia veneranda età però mi sono messo a seguire i fiocchi di neve che cadevano, come un creaturo. Tutto questo per dire che ci meravigliamo ancora per un fulmine o per un fiocco di neve. Anche se da buon amante delle noccioline, mi ricordo di non innamorarmi di un fiocco di neve.




mercoledì 1 febbraio 2012

Istante

On Air: NCCP - Candelora

La luce gialla di una lampadina al tuncsteno illumina la cucina da lavare, il caffè sul fuoco. Non ci potrebbe essere niente di più quotidiano, usuale e usato. Tra un po' vado ad immergermi nel misto di acqua vento rumore luci che è fuori. Ticchettio fastidioso delle gocce che cadono dai doccioni del palazzo e sbattono sulla ringhiera del balcone.

I giorni della Merla.





sabato 14 gennaio 2012

Ora 'e pranz'


In realtà nessun essere umano indifferente al cibo è degno di fiducia. 
Manuel Vázquez Montalbán 


martedì 20 dicembre 2011

Niger Fortis Dolcisque



Il caffè è una bevanda che fa dormire quando non la si prende.
Alphonse Allais