martedì 5 giugno 2012

I want to ride my bicycle

La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti. Albert Einstein


Purtroppo ho dimenticato la macchina fotografica, altrimenti avrei fatto un sacco di foto. Mi ha preso la capata di riprendere la bici, che non prendevo da secoli, dai tempi del ginnasio.  Imparai ad andarci abbastanza tardi, in quinta elementare, su una mountain bike comprata a Santa Maria C.V. pagata 50.000 lire. Ne scelsi una che mi inceppava il cervello perchè era rosso cromata, ma non rosso rosso, né rosso bordeaux, un rosso amarena che mi piaceva assai. Ci vorrebbero altri 10 post per descrivere tutte le cadute che mi presi, sbucciature di ginocchia e gomiti, tutto indubbiamente ai tempi molto doloroso, con il senno di poi molto vitale. Ahi, i ricordi d'infanza. Una volta venuto a Caserta l'ho abbandonata dopo qualche giro, quando i lastroni delle strade del centro mi avevano fatto capire che una bici forse non è sempre il massimo per un maschietto. Dopo non so quanti anni di dimenticatoio l'ho ripresa, spolverata e messa a nuovo, e come già dissi in un altro post, queste azioni mi hanno riportato alla memoria il me bambino che cadeva, correva, prendeva la bici non sapendo né cosa avrebbe fatto, né quando sarebbe tornato. Come avrete capito per me l'infanzia è un non luogo edenico e questo blog serve a fare i conti anche con questo.
Dicevo delle foto. Stavo dal biciclettaio, in un vicoletto di via San Carlo, circondato da vecchie bici, ruote rotte, camere ad aria appese al muro, tutti oggetti che trasmettevano le cose che cerco di cogliere con le foto: una storia, una vicenda, un vissuto che quasi premeva per essere tirato fuori; io mi fermavo a riflettere che quel vicoletto di 100 metri, sebbene in pieno centro storico, era totalmente isolato rispetto alla città, che pure era lì vicino, quasi come se i suoni fossero ovattati dai ciuffi di parietaria che spuntavano dai muri.

Post troppo lungo, solitamente l'attenzione scende dopo i primi 10 righi, se ci mettevo pure le foto andava deserto come una lezione di Schopenahuer.

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