sabato 28 luglio 2012

Dalla mano del tempo



Animula

Va dalla mano di Dio, l’anima semplice,
A un mondo piatto di luci cangianti e suono,
Alla luce, oscurità, asciutto, bagnato, freddo o caldo,
Muovendosi tra le gambe dei tavoli e delle sedie
Alzandosi o cadendo,
Afferrando baci e giocattoli,
Avanzando audacemente, allarmandosi all’improvviso,
Ritirandosi nell’angolo di braccio e ginocchio,
Vogliosa di consolazione, prendendo piacere
nel fragrante brillio dell’albero di Natale
Piacere nel vento, la luce del sole e il mare
studia il gioco dei raggi di sole sul pavimento.
E correndo sventola un nastro argentato:
confonde il frivolo con il concreto,
felice di giocare con le carte e le regine e i re,
cosa le fate fanno e cosa i servi dicono.
Il pesante fardello dell’anima che cresce
rende perplessa e offende di più ogni giorno
ogni settimana, rende perplessa e offende di più.
Con gli imperativi del "così sembra"
e posso e non posso, desiderio e controllo.
Il dolore di vivere e la droga dei sogni
Arrotolano la piccola anima nella poltrona
dietro l’Enciclopedia Britannica.
Va dalla mano del tempo, l’anima semplice,
irresoluta ed egoista, malformata, lamentosa,
incapace di avanzare o ritirarsi,
che teme la calda realtà, il bene offerto,
che nega la macchia inopportuna
ombra della sua stessa ombra, spettro della sua stessa oscurità,
che lascia fogli disordinati in una stanza polverosa;
nel primo silenzio dopo il viatico
prega per Guiterriez, avido di velocità e potere
per Boudin, esploso in mille pezzi,
Per questo che ha fatto una grande fortuna
E questo che è andato per la sua strada.
Prega per Floret sbranata dal cane tra le siepi di tasso,
Prega per noi adesso e nell’ora della nostra nascita.

T.S.Eliot, 1928

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