domenica 1 luglio 2012

Summer





Il caldo si fa sentire, è passato Scipione e ora ci intrattiene Caronte, il 21 giugno è abbondantemente passato, quindi possiamo giustificare sotto tutti i punti di vista il fatto che siamo in estate. Tutto l'anno è proiettato a questa stagione, che in napoletano (e qui dirò una cosa che lascerà molti malissimo, ma il napoletano è un dialetto, non una lingua, se è vero che la lingua è "un esercito che ha vinto una guerra"), in napoletano, dicevo, l'estate è'a staggion', la stagione per eccellenza. Carica di buoni propositi, che si sciolgono, manco sentissero pure loro il caldo soffocante del meriggiare pallido e assorto. Tutti vorremmo fare tutto, andare a mare, leggere libri, rilassarsi, e tutti finiamo a bestemmiare per il caldo, dormire e sudare. La volontà viene fiaccata dall'afa, il caldo impedisce di concepire anche il pensiero più elementare. Ancora oggi per me è un mistero come frotte di persone si mettano in viaggio verso posti affollati da altre persone per trovare relax smazzandosi il traffico autostradale, le file, i creaturi che corrono, le spiagge che forse sono ancora pasoliniane, profusione di panze, tette scese, uomini glabri, rotoli di cellulite, tutti religiosamente cosparsi di olio che ne aumenta il volume, la presenza fisica, le rende quasi riflettenti dei raggi solari. Ovviamente capisco tutto, anche io ho una panza che di tanto in tanto espongo al mondo, ma non è una cosa che faccio con la coscienza pulita. Come ho cercato di comunicare con la foto, invece, l'estate in città diventa la pura percezione del nulla: giorni che passano uguali a se stessi, per salvare la propria mente si parte con voler finalmente leggere, che so, Tolstoj, e si finisce su una disimpegnata Agatha Christie. A sera si alza un po' di venticello che fa muovere le bandierine dei mondiali e degli europei che, a cadenza biennale, fanno almeno un po' fiorire di tricolori i balconi, altrimenti un po' tristi. Piccola nota: ci si lamenta che gli italiani si sentono tali solo durante i torni calcistici: mi è capitato di andare però a Parigi, a Londra, e non mi pare che nessuno volesse esprimere gratis il proprio essere francese o inglese. Comunque, ritornano i soliti riti, le solite lamentele, non fate burdello è una partita amma rorm questo cafoni che fanno chiasso oddio quanto li odio finitela!, le feste dei santi patroni, i fuochi che misteriosamente si sentono chissà per cosa, le sagre di qualsiasi cosa commestibile. E se vai al mercato per vedere l'umanità alle prese con la sopravvivenza, oltre al tizio che ti vende la granitina fatta col ghiaccio grattato, non quella Eraclea per intenderci, vicino al bancariello della frutta gli scarti buttati via impastrati dall'acqua, e cotto da sole possono regalarti una certa reminiscenza d'annunziana 

    Nella belletta i giunchi hanno l'odore 
       delle persiche mézze e delle rose 
       passe, del miele guasto e della morte. 
            Or tutta la palude è come un fiore 
    lutulento che il sol d'agosto cuoce, 
       con non so che dolcigna afa di morte. 
            Ammutisce la rana, se m'appresso. 
       Le bolle d'aria salgono in silenzio.



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