giovedì 6 dicembre 2012

Scoperta


Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.
Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto, 1913/27


Ci sono molti modi di vedere le cose, ricorda Proust in limine: è una considerazione apparentemente banale, in un momento storico in cui tutto è banale finchè non lo capisci e non lo provi nella tua testa. È altresì generico il modo in cui si vede: che vuol dire avere "nuovi occhi?" Io questa cosa l'ho capito oggi a Piazza Mercato a Napoli, quando ho pensato che sì, i colori erano belli, ma l'ombra già lunga avrebbe fatto sì che la macchina impazzisse perchè non riusciva a mettere a fuoco per i contrasti troppo forti. Io vedevo cose usuali, che vedo quasi tutti i giorni, ma con occhi diversi: anzi, non vedevo nemmeno le stesse cose, ma cambiavo l'oggetto della mia intenzione: prima le case e le cose, poi le forme e la luce: avrei potuto fare la stessa considerazione anche della mia stanza da letto o del Taj Mah Hal, il contenuto era del tutto insignificante. Ancor di più con la mia analogica compatta, del tutto manuale e meccanica: devo regolare di volta in volta esposizione, distanza dal soggetto, e diaframma; per regolarli tutti per bene mi porto appresso una serie di promemoria che di volta in volta rivedo. Contro l'ipertrofia della digitale, che permette di fare foto di corsa, in volo, fermo, a capa sotto, in equilibrio sugli alluci, ho trovato una certa riflessività dell'analogico a me del tutto sconosciuta: ti metti la, conti orientativamente i metri che separano dal soggetto, cerchi di immaginarla e scatti. Dopo una settimana avrai un responso, nella maggior parte dei casi, totalmente difforme dalle aspettative: metti le foto deluso da una parte, stramaledici tutto, dopo mezza giornata le riprendi e acquistano un senso (non tutte ovviamente), ma è come se guardassi foto che non ho fatto io, non le riconosco subito, abituato al riconoscimento immediato del digitale. Non solo: visto che i rullini si pagano, un mezzo secondo mi pongo il problema: ha senso fare questa foto, o uso solo la pellicola a cazzo? Quindi mentre la digitale è una foto (parlo squisitamente del sottoscritto che usa una compatta) che passa dagli occhi al dito che schiaccia sul tastino, l'analogica fa un giro più ampio, occhi testa macchina fotografica rullino, per rimanere il più delle volte, nella mia testa (e devo confessare che non è una sensazione spiacevole).


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