sabato 31 dicembre 2011

I giorni di Giano e Pulcinella. Per un capodanno consapevole.


Il tempo guarirà tutto. Ma che succede se il tempo stesso è una malattia?  Il cielo sopra Berlino





In maniera quasi pre-civile siamo legati allo scorrere del tempo. La ciclicità delle cose ci ha sempre colpito portando seco l'attesa del tutto ingiustificata di qualcosa di nuovo e di megliore. Come se fossimo i tarantolati studiati da De Martino ci troviamo coinvolti in situazioni di gioia, auguri fatti e ricevuti, tarantole di frenesia che colgono chi ci è vicino e anche noi stessi, quando culliamo il pensiero di qualcosa di totalmente nuovo, che il nuovo anno sarà migliore del vecchio. Si bruciano le streghe di fieno, si buttano via le cose vecchie, i mobili, le lampadine che fanno un rumore simile ad un botto. Proiettiamo in questo nuovo anno, in maniera quasi apotropaica, le aspettative nutrite per un anno intero, incendiamo le nostre delusioni, vorremmo uscire puliti da una ordalia cui la civiltà lascia lo spazio dei soli botti. Il problema è che noi non ricominciamo e come i bufali della foto di Wojnarowicz, corriamo verso il non senso da cui veniamo, in definitiva, noi e le nostre umanissime vicissitudini. Niente di insuperabile per nessuno, tutti hanno vissuto tutto prima di noi, siamo in ultima analisi il risultato di azioni checi trascendono, il nostro principium individuationis è un principio puramente egoistico, che sparirà con noi, al massimo poco dopo.
Oggi e domani saranno i giorni di Janus Pater, del dio del vecchio e del nuovo, della pace e della guerra, del sì e del no. Se ne va qualcosa di vecchio e arriva qualcosa di nuovo, ma che è a un tempo vecchio e nuovo, come le stagioni: sappiamo tutti cos'è la primavera, ma ogni anno siamo contenti che arrivi. Il nostro rapporto di simbiosi col mondo esterno, che pure esiste perché viviamo su questo pianeta, oggi ha una espressione razionalizzata, metabolizzata e civile. Capodanno non ha un veicolo religioso in Occidente, anche se il primo giorno dell'anno si ricorda la Theotokos. Civile, anche se c'è gente che si fa saltare le mani per poter sparare quantitativi di esplosivo che si avvicinano a quelli che servono per far brillare una mina. 



Pulcinella e la vecchia: il vecchio che porta il nuovo

All'ansia irrazionale che ci pervade in questi due giorni, che noi però viviamo in maniera molto più borghese ed edulcolorata, si accompagna l'ansia del festeggiamento e della festa a tutti i costi, dell'ottundimento dei fuochi. Vogliamo così esorcizzare il male che ogni giorno incontriamo, scacciandolo dai nostri progetti futuri.

Io però con questi due giorni ho un rapporto strano: mi mette a disagio la frenesia della festa, anche perché da due millenni l'occidente ha abbandonato ogni ciclicità, l'ultimo che ce l'ha voluta far amare è finito in un manicomio a Torino, forse perché aveva chiesto alla propria mente uno sforzo cui non era abituata da venti secoli. In generale mi angosciano le attese, il buio  e la luce che se ne vede alla fine:c'è chi intravede magnifiche sorti e progressive, io ho sempre l'impressione che sia il prossimo treno.


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