martedì 13 dicembre 2011

Presentazioni


La città a volte di sera è fumosa e pesante. Torno a casa dopo una giornata di lavoro che piano piano rompe tutte le mie ossa e sclerotizza i miei nervi. Il calendario ci ricorda che fra poco è festa, ma il tempo (l'italiano è una lingua sintetica, a volte lo scarno inglese è più d'aiuto) il weather, dicevo, sembra andare per conto suo quest'anno: come in un gioco dove peschi delle carte a caso, qualcuno qui ha pescato la carta weather sbagliata. Quindi fra poco arriviamo a una festa che nessuno sente da secoli, che non si sente nemmeno più intorno, come se fosse un bisogno indotto. Apro la porta di casa e non trovo altro che il continuo e il perfezionamento di quanto c'era fuori: l'unica differenza con la fabbrica è che in casa calzo un grandioso pigiama e posso lavarmi i denti. Ci sono periodi duri, state forse pesando voi che probabilmente state leggendo. Capitano periodo duri. Come è inutile pensare di poter conquistare alcunchè che in fondo non sia già nostro, così è inutile pensare di poter volar via adesso in un posto pieno di luci e di gente, dove poter perdersi e annullarsi nei lampiche ti abbagliano e squarciano il cervello. Dici tu: allora scappa via! Ma se me ne andassi sarebbe comunque lo stesso, il periodo duro ce lo portiamo dentro. bisogna solo aspettare che passi, tenendo sempre la mente, distrutta da tutto qurllo che c'è fuori,verso quella luce che non si spegne mai.



Francesco D'adamo,  "Luci della Città" Olio e acrilico su tela, cm. 122 x 52 Febbraio 2011

Nessun commento:

Posta un commento