martedì 31 gennaio 2012

Fallire meglio

Mi sono sempre chiesto quanto di una persona sia già definito dalla nascita e quanto invece sia perfettibile. Quanti l'impegno e l'acquisizione di una o più tecniche  possano incidere sulla psiche umana, possano aprire le finestre del cervello e a nuove dimensioni, e soprattutto cosa vuol dire aprire nuove dimensioni? ça va sans dire, sto ascoltando New Frontiers di Battiato. Per sondare il terreno mio terreno sto imparando a disegnare. Il disegno in sé è un'attitudine umana, che consiste nella riproposizione bidimensionale di quanto con la nostra mente vediamo in maniera tridimensionale; da buon fumettofilo, sto imparando a disegnare la figura umana, i suoi volumi e le sue proporzioni, avvalendomi di tutto il materiale esistente in rete. 
Piano piano acquisirò una tecnica, farò un occhio, mi verrà normale disegnare un braccio della lunghezza giusta, riuscirò a fare decentemente mai e occhi, croce e delizia di quanti disegnano. 
Ma qui arriva un altro problema: una volta dotato di tecnica, con cosa la rimpolperò? la tecnica è per definizione arida, e quando incanali qualcosa che hai dentro con accorgimenti pratici particolari ottieni l'arte. Io non ho alcuna pretesa artistica, mi basta disegnare decentemente Batman, Daredevil, cose così. Mi ha sempre colpito dei disegnatori, e degli artisti in generale, la capacità che credo innata di vedere la realtà, sintetizzarla nella propria mente e riprodurla nelle sue linee più schematiche. Tu vedi una cosa e la disegni, ma tra la linea che disegni e e l'oggetto che hai di fronte passi tu, il tuo cervello, la tua visione del mondo. Non è solo un fatto di abilità, ma è indice di una qualità, di una caratteristica che non tutti hanno. 

Per ora sono riuscito, dopo due giorni di bozze e prove, a finire un disegno di Batman che prima o poi troverò il modo si postare, forse ci farò un album apposito. Sempre che io riusca a imparare qualcosa che non so fare.

"Avete tentato e avete fallito. Non importa. Tentate ancora. Fallite ancora. Fallite meglio"
Samuel Beckett 

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