domenica 12 febbraio 2012

Profondo

Tutto ciò che è profondo ama la maschera.
F. Nietzsche

L'irrazionale bussa alle porte della nostra ragione, anzi, a dirla con Kant, la ragione è "un'isola nel mare dell'irrazionale". Contrasti archetipi e primordiali ritornano con il ritorno della natura. Il cristianesimo ha messo sul risveglio del mondo il risveglio di Dio dalla morte, ma non è riuscito a incanalare ed esaurire le forze archetipe che pure battono violentemente dove non arriva il sole della ragione. Le prime maschere erano di Dioniso, dio dell'ebrezza, e gli uomini usavano tingersi la faccia con il rosso delle vinacce, contrarre il volto e tirar fuori la lingua in espressioni animalesche che lo riconnettono alla natura e ai suoi istinti più profondi, dove il sangue caldo rolle, ribolle e fuma nella lotta per la vita. La civiltà ha legato alla maschera prima l'arte, poi al trattenimento de li piccerille. I bambini vestiti da Zorro, Fata Turchina o quant'altro non sanno di essere gli unici eredi di una tradizione millenaria.

Mamutones, foto Dorgali
Caratteri somatici portati all'eccesso, rughe che solcano i volti di pietra e di cuoi, le suole,  l'uomo perde il suo principium individuationis che gli impone di essere solo uno e non i centomila che gli si agitano dentro, e sublimano gli istinti irrazionali tramite danze, salti, rumori sincopati di campanacci, tamburi, salti. I mamutones portano sulle spalle enormi campanacci, che saltando fanno risuonare per i piccoli centri della  Sardegna centrale. Per rimanere dalle nostre parti, basti pensare a Pulcinella, che come già scrissi nel post di capodanno non è solo una maschera della Commedia dell'arte, ma in coppia con Zeza, la vecchia, rappresenta il nuovo (la primavera) che nasce sul vecchio e l'improduttivo (la vecchia, appunto).  Questo scontro tra razionale e irrazionale, istinto e peccato, cultura e ignoranza, sicurezza che assicura il cibo contro la fame collegata alla libertà e agli istinti si integra e borghesizza nelle figure legate ad ogni città, personaggi che fanno ridere (il riso è sempre sacro nelle civiltà antiche), che non contengono i propri istinti e che per pochi giorni in un anno prendono il sopravvento, in senso proprio letterle, sulla civiltà.



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