Moriva dal desiderio di salire in cielo attraverso il tetto e di volare verso un altro paese dove non avrebbe più sentito parlare dei suoi guai, eppure una forza lo spingeva dabbasso scalino per scalino.
Wolfe alzò il testone. Mi soffermo su questo, poiché ha una testa così grossa che l'atto di sollevarla dà l'impressione di una fatica non indifferente. In realtà dev'essere ancora più grossa di quel che sembra; infatti il resto della sua persona è così enorme che qualunque testa, che non fosse la sua, scomparirebbe letteralmente su quel corpo.
Rex Stout
lunedì 9 aprile 2012
La superficialità mi inquieta ma il profondo mi uccide. Alda Merini
Capita spesso che rimanga sveglio quando gli altri in casa dormono, oppure che rimanga da solo: essendo un po' abitudinario, o forse monomaniaco, tendo a toccare solo le mie cose, lasciando quelle degli altri lì al loro posto. Soprattutto di sera, con la luce che passa dalle persiane, luce artificiale della città, dei fari delle macchine, le cose rimangono lì e nello stesso tempo si muovono, diventando altro. Mettiamo che io affianco a me abbia una tazza, di quelle mug. In pieno giorno quella tazza è normale che sia lì dov'è, che non si muova e che sia mossa da me o da chi altro; col buio questa prospettiva cambia. Inizio a pensare che in fondo è solo per un puro caso, talmente accidentale che non lo ricordo nemmeno più, che quella tazza sia lì dov'è. Potrebbe averla comprata un tale prima di me, mettiamo un tale con dei figli piccoli: quella tazza ora sarebbe in frantumi, forse. Idem per tutte le altre cose che mi (ci) circondano e che riteniamo banali, quindi importanti (se mi serve banalmente una penna e non la trovo sono problemi). Non che io dica che le cose mi parlino, ma mi diverto a ripercorrere all'indietro un atto, un fatto, un esito che diamo per scontato e che ripercorrendolo a ritroso non si rivela in definitiva tanto scontato. Lo stesso discorso ovviamente lo possiamo estendere dalla penna alla cultura, all'amore, a noi stessi arrivando sempre al punto dove ci chiediamo esterrefatti due cose: come è cominciato tutto, e soprattutto, come facevo prima senza?
Sto sdraiato sui campi nelle ore più belle a pancia in su e in giù a rimirar le stelle. mi commuovono i vecchi muove qualcosa dentro
Quando ero piccolo mi dicevo " divento grande e lo capisco", come un mantra, un abito mentale. Metti qualcosa tra parentesi e lo capisci col tempo. Ovviamente no, non lo capirò mai: il tempo, la crescita, la comprensione, la maturità sono degli idola tribus di cui molti si coprono e si ottundono i sensi. Io invece cerco ancora le stesse cose: i racconti, le cose curiose, noto le cose che non vanno e come un bambino, appunto, mi chiedo il perché non vadano come dovrebbero andare, come ci hanno detto che dovrebbero andare. Cerco ancora l'incanto e il mistero. Cerco il momento dell'abbandono in cui non sono più io, ma solo un essere che vive e che si fa attraversare da ciò che gli sta intorno.
L'uomo invidia l'animale, che subito dimentica [..] l'animale vive in modo non storico, poiché si risolve nel presente [..] l'uomo invece resiste sotto il grande e sempre più grande carico del passato: questo lo schiaccia a terra e lo piega da parte. Per ogni agire ci vuole oblìo: come per la vita di ogni essere organico ci vuole non solo luce, ma anche oscurità. La serenità, la buona coscienza, la lieta azione la fiducia nel futuro dipendono [..] dal fatto che si sappia tanto bene dimenticare al tempo giusto, quanto ricordare al tempo giusto.
F. Nietzsche, Considerazioni inattuali
Quel che tu goda, o quanto, Non so già dir; ma fortunata sei. Ed io godo ancor poco, O greggia mia, né di ciò sol mi lagno. Se tu parlar sapessi, io chiederei: Dimmi: perché giacendo A bell'agio, ozioso, S'appaga ogni animale; Me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale?
Nell'altra tasca le mie dita urtarono contro le sigarette. Ne presi una e l'accesi. Mi sentivo come chi, ultimato un lavoro, si siede a tirare una meritata boccata di fumo. Volevo vivere.